Intervista a Roberto Gualtieri di Lorenzo d’Albergo, Repubblica –
È l’ultimo miglio della campagna elettorale e per Roberto Guaitici, candidato del centrosinistra alle Comunali capitoline, partirà il 2 settembre alla Bocca della Verità. «Torneremo in piazza con il nostro programma. Ci hanno lavorato centinaia di persone ed è aperto al dialogo con la città. Abbiamo scelto il “noi” come metodo e contenuto. Roma deve essere solidale e inclusiva», spiega l’ex ministro del Tesoro dem.
Cosa prevede per Roma?
«Un cambiamento profondo della città, dopo anni di abbandono. Vogliamo una città efficiente, pulita, verde, in grado di creare lavoro, attrarre investimenti e valorizzare i propri talenti. Puntiamo alla città dei 15 minuti per ridurre le distanze e le diseguaglianze. Tutti i servizi a
portata di mano dei romani in ogni quartiere. Daremo priorità a donne e giovani in ogni ambito».
Libro dei desideri o realtà?
«Le risorse del Pnrr rendono possibile questa visione».
Com’è messa Roma sui fondi?
«Occorre un cambio di passo sulla progettazione. A una delle ultime riunioni con il governo sulla rigenerazione urbana, Roma si è presentata solo con la pavimentazione di villa Ada».
Pochino. Veniamo alle Comunali. Si vincono in periferia, dove Raggi è data ancora forte.
«Virginia Raggi non ha migliorato la vita nelle periferie e l’ha peggiorata in centro. Siamo radicati in ogni quartiere. Riconquisteremo la fiducia di chi torna a guardare al centrosinistra dopo la delusione di questa giunta puntando su casa, mobilità, asili nido, biblioteche».
Poi c’è Calenda. La accusa di aver copiato il suo programma sui rifiuti.
«Una polemica bizzarra. Io discutevo di bioraffinerie con Eni e per il Pnrr da ministro. Se anche Calenda ne parla sono contento, ma non per questo ha il copyright. In realtà il mio
piano è diverso dal suo. Per esempio trovo poco serio esprimersi ora sul tipo di partnership fra Ama e Acea. Il rischio di sparare proposte frettolose senza il supporto di uffici e advisors è
di prendere cantonate. Come sul Museo unico di Roma».
Che ne pensa?
«Più che a assurdi spostamenti di collezioni storiche, proponiamo un sistema integrato di musei e aree archeologiche statali e comunali creando sinergie e percorsi museali. Puntiamo, poi, sul Museo della Storia di Roma. La sede? L’edificio di via dei Cerchi, spostando gli uffici».
Capitolo Michetti. Dopo la fuga dal confronto a quattro, cosa pensa del candidato del centrodestra?
«Dietro Michetti ci sono Meloni e Salvini. Non li sottovalutiamo. Ma Michetti non mi è apparso finora centrato sulla città. So tuttavia che è il vero avversario per il ballottaggio. Il
nostro obiettivo è di stargli avanti già al primo turno. Per questo è importante non disperdere voti».
La vostra coalizione è molto larga. Non la preoccupano possibili tensioni interne?
«No. C’è grande collaborazione e intesa. Garantisco unità politica e autonomia nelle scelte. Questo ampio schieramento di forze è la nostra ricchezza».
La sinistra le chiede già la poltrona da vicesindaco.
«Tutte le liste saranno pienamente coinvolte nel progetto di governo. Il vicesindaco? Donna, una figura fuori dal sistema dei partiti».
Cosa salva dei 5 annidi Raggi?
«La nostra critica è inappellabile. Ma è sbagliato il metodo per cui chi arriva azzera tutto. Garantirò continuità amministrativa peri progetti utili alla città, a partire dalle tramvie per il Giubileo e la candidatura all’Expo 2030».
Ipotizziamo un ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra. Cosa si aspetta da Raggi? Da Calenda? E dal suo ex premier Conte?
«Nessun apparentamento o accordo sottobanco. Ci rivolgeremo agli elettori di Raggi e Calenda. Sono convinto che non vorranno favorire la destra».
C’è un sindaco a cui si ispira?
«Il centrosinistra ha espresso i più grandi sindaci di Roma, da Argan a Petroselli da Rutelli, a Veltroni, per non parlare di Nathan. Anche l’esperienza di Marino ha prodotto risultati importanti come la pedonalizzazione dei Fori e la chiusura di Malagrotta».
La retorica della “grande antica Roma” funziona ancora sotto urne?
«Da professore di storia assisto con divertimento ai tentativi un po’ maldestri di Michetti e Calenda. Come disse Mommsen a Sella, non si può governare Roma senza una missione
universale scienza, storiae cultura devono esserne la base».
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